Alfa Romeo 33 Stradale2021-07-23T11:55:36+00:00

MODELLO
ALFA ROMEO 33 STRADALE

ANNO
1967

CARATTERISTICHE TECNICHE2021-07-15T15:27:28+00:00

MOTORE

Posteriore-centrale.
8 cilindri a V di 90°.
Alesaggio 78 mm.
Corsa 52,2 mm.
Cilindrata 1995 cm3
Potenza 230 CV DIN a 8800 giri/min .Rapporto di compressione 10:1 Iniezione meccanica Spica.

TRASMISSIONE

Trazione posteriore.
Cambio a 6 marce (sincronizzate).
Leva di comando centrale.
Frizione monodisco a secco.
Pneumatici ant. 5,25Hx13; post. 6,00Lx13.

CARROZZERIA/TELAIO

Coupé, 2 porte, 2 posti.
Telaio tubolare con elementi in lamiera.
Sospensioni ant. e post. a ruote indipendenti, bracci trasversali, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici, barre stabilizzatrici.
Freni idraulici a disco autoventilanti.

DIMENSIONI E PESO

Passo 2350 mm.
Carreggiata ant. 1350 mm; post. 1440 mm.
Lunghezza 3970 mm.
Larghezza 1710 mm.
Altezza 990 mm.
Peso a vuoto 690 kg.

PRESTAZIONI

Velocità 260 km/h.

Storia e caratteristiche

La 33 Stradale è la versione omologata per la circolazione su strada della Tipo 33 da competizione ed è considerata da molti una delle più belle auto di tutti i tempi, perché l’estetica non risente assolutamente dei 50 anni trascorsi al punto che la linea delle moderne 8C Competizione e 4C si ispira, e ricorda moltissimo, quella di questa vettura.

Quando nel 1967 si trattò di vestire la meccanica dell’Alfa Romeo “33/2” (il “2” indica la generazione, quindi la seconda) da competizione con una carrozzeria che interpretasse con forme raffinate quella meccanica concepita in esclusiva funzione agonistica, l’ingegner Carlo Chiti, Direttore Generale dell’Autodelta, il reparto corse dell’Alfa Romeo poi, scelse Franco Scaglione, un altro indiscusso genio italiano capace di creare le più belle carrozzerie al mondo. Scaglione, rampollo della vecchia nobiltà toscana, uomo estroverso e di indubbio fascino, era considerato un maestro nel campo del design (non solo dell’automobile), ed alcune sue creazioni, già al tempo erano considerate come opere d’arte. Osservando alcuni dei suoi disegni preliminari, Giuseppe Luraghi, Presidente di Alfa Romeo, ne scelse uno di rara bellezza, e disse semplicemente: “Facciamo questa”.

Scaglione, noto per la sua scarsa attitudine ai compromessi, ed il suo quasi maniacale bisogno di trasmutare ogni oggetto in un’opera d’arte, chiese ed ottenne la assoluta libertà nel creare la vettura. La sua idea guida era di rispettare al massimo le proprietà della Tipo 33 in un “abito” creato intorno alla sua anima corsaiola. Questo chiedeva anche Luraghi, che indicava la differenza di appena 5% come soglia massima rispetto alle prestazioni della versione da pista. Franco Scaglione negli anni Cinquanta era assurto a fama internazionale per l’innovazione stilistica e il linguaggio anticonformistico che aveva conferito a decine di carrozzerie ricche di impareggiabile creatività; è sufficiente rievocare le tre famose Alfa Romeo “Bat” (Berlinetta Aerodinamica Tecnica) con cui Nuccio Bertone e i suoi specialisti trasferirono sulla lamiera i concetti estrosi di Scaglione, e ancor più l’equilibrata e levigatissima Arnolt-Bristol, allestita anch’essa nell’atelier Bertone di corso Peschiera, a Torino. Scaglione si espresse anche quella volta con audacia di idee e originalità di tratto, realizzando una berlinetta profilatissima e dalle linee affascinanti. Per esigenze di abitabilità il passo venne allungato di 100 mm rispetto alla “33/2”, mentre al fine di aumentare la robustezza la parte centrale del telaio fu realizzata in lamiera di acciaio. La “33 Stradale” sfoggiò forme plastiche, fra loro sapientemente raccordate eppure concepite all’insegna della massima funzionalità; il gioco delle prese d’aria e delle ampie superfici aperte per evacuare il calore dall’avantreno e dal vano motore formarono un gioco di pieni e di vuoti di grande effetto estetico, cui parteciparono anche le ampie superfici vetrate a sviluppo panoramico (parabrezza, lunotto e i finestrini laterali, che avviluppavano anche la parte superiore del padiglione).

Risulta oggi evidente come la ricerca stilistica sia stata fortemente condizionata in questa vettura dalle esigenze funzionali (le aperture integrali dei cofani anteriore e posteriore, ad esempio) e aerodinamiche del veicolo. Eppure, tutto in questa carrozzeria risulta perfettamente armonizzato, privo di esitazioni o di cadute di stile. Come viene opportunamente sottolineato in una breve presentazione grafica della “33 Stradale” diffusa dalla carrozzeria Marazzi di Caronno Pertusella – che realizzò la vettura in Peraluman H35 spesso 1 mm a due passi dal Museo Storico Alfa Romeo di Arese – la “33 Stradale” è un esempio di alto stile “che si colloca a metà strada tra il manufatto dell’artigiano e l’opera dell’artista”. Fu la prima vettura da strada ad avere le portiere ad apertura “a farfalla” incernierate anche sul tetto con i cristalli avvolgenti il padiglione, progettate per stupire ma anche pratiche perché migliorano l’accessibilità ad un abitacolo molto basso e relativamente stretto, e le griglie sui passaruota anteriori e posteriori, aperte per evitare dannose sovrappressioni causate dal movimento delle ruote. Un modello, quello della 33 Stradale, ancora oggi portato ad esempio per descrivere il perfetto bilanciamento tra la meccanica raffinata e lo stile che la riveste, in un equilibrio che si può sintetizzare in una frase cara al marchio: “La bellezza necessaria”.

Vettura estremamente sofisticata, l’autotelaio completo di motore e cambio veniva realizzato invece direttamente dall’Autodelta, a fianco delle Tipo 33 da competizione. Il motore, lo stesso della Tipo 33 da competizione posto in posizione centrale, è un 8 cilindri a V di 90° da 1995 cm3 con alesaggio di 78 mm e corsa di 52,2 mm, progettato dal Direttore della Progettazione Meccanica Alfa Romeo Giuseppe Busso e poi sviluppato dall’Autodelta.

Autentico gioiello tecnologico, costruito interamente in alluminio e magnesio, dispone di distribuzione a doppio albero a camme in testa per bancata, 2 valvole per cilindro al sodio inclinate di 48° (33 mm di diametro quella di aspirazione e 28 mm di diametro quella di scarico), sedici candele (2 per cilindro), impianto di iniezione meccanica indiretta Spica con doppia pompa della benzina elettrica e lubrificazione a carter secco. Nella versione da competizione il propulsore erogava 270 CV di potenza a 9600 giri/min. con un rapporto di compressione 11:1 mentre nella versione stradale la potenza veniva limitata a 230 CV erogati ad un regime di 8800 giri/min. grazie al rapporto di compressione abbassato a 10:1 per rendere più adatto il motore all’uso stradale; tuttavia questo rimane uno dei 2.000 cm3 aspirati più potenti mai realizzati e con un regime di rotazione record per l’epoca, che anche oggi rimane elevatissimo per un’auto da strada. I suoi 230 CV sono una potenza elevata per un’autovettura stradale, se ottenuta con la sola tecnologia meccanica e senza l’ausilio della gestione elettronica adottata dalle automobili moderne. Questo propulsore è abbinato ad una trasmissione manuale a 6 rapporti abbinata ad un differenziale autobloccante montata a sbalzo oltre l’assale posteriore. La 33 Stradale è molto leggera (690 kg) e compatta ed era capace di prestazioni molto elevate per l’epoca, come per oggi, con un 2 litri aspirato, infatti la velocità massima dichiarata era di 260 km/h e l’accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,6 secondi. La rivista Auto Italiana, che provò la vettura nel febbraio 1969, registrò 4,9 secondi da 0 a 100 Km/h e 245 Km/h di velocità massima.

Dei 18 telai soltanto 11 furono venduti ai clienti. Tra ognuno di questi esemplari vi sono lievi differenze estetiche, le più evidenti delle quali sono rappresentate dalla presenza di due soli fari anteriori in luogo dei quattro del prototipo e del tergicristallo incernierato in alto o in basso. Inoltre, alcune hanno un interno meglio rifinito di altre perché in origine erano previsti 50 esemplari (poi non realizzati) da dividere tra la più confortevole versione A o Lusso, con finestrini discendenti, sedili comodi e impianto di riscaldamento, e la più sportiva versione B o Competizione Gr. 4, con prestazioni simili a quelle delle Tipo 33 da corsa, finestrini fissi e sedili da corsa e senza riscaldamento. Sulla base degli ultimi 6 i migliori carrozzieri italiani realizzarono una serie di concept car straordinarie. In particolare, la Pininfarina realizzò nel 1968 la Roadster, di Paolo Martin, nel 1969 la Coupé Prototipo Speciale, su disegno di Leonardo Fioravanti, e nel 1971 la Cuneo; la Bertone realizzò nel 1968 Carabo e nel 1976 la Navajo, entrambe di Marcello Gandini, mentre la Italdesign di Giorgetto Giugiaro creò l’Iguana nel 1969. Tutte le concept car portano marchio e nome Alfa Romeo e sono di proprietà marca ed esposte al Museo Storico Alfa Romeo di Arese insieme ad uno dei due prototipi della 33 Stradale in versione con quattro fari.

Photographer: Gabriele Spalluto

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