Romano Artioli riabbraccia a Campogalliano
la sua personale Bugatti EB110

5 ottobre 2019. Una giornata davvero ricca di emozioni per Romano Artioli e Progetto 33 AG attuale possessore della Bugatti EB110SS che fu l’auto personale dell’imprenditore che fece rinascere il marchio Bugatti.

L’incontro è avvenuto proprio nella “fabbrica Blu”Bugatti a Campogalliano, oggi una cattedrale semi deserta tenuta in vita dal lavoro del vecchio custode e suo figlio, ancora perdutamente innamorati di quella che definiscono l’auto perfetta, ricordando come se fosse ieri del giorno in cui il fresco Campione del mondo Michael Schumacher venne a Campogalliano per acquistare la sua Bugatti EB110SS gialla, nel 1994.

Romano Artioli torna nel luogo che fece costruire con tanta cura per realizzare il suo sogno, quello di riportare il marchio Bugatti nell’olimpo delle auto ad alte prestazioni, non nascondendo una sincera emozione nel sedersi nuovamente sull’auto che utilizzava abitualmente.

La Bugatti EB110SS in questione era originariamente una Factory Car, prototipo per ottenere l’omologazione negli USA. L’auto è stata infatti una Press Car e fece un tour promozionale partecipando al Concorso Italiano a Monterey nel 1994 e vincendo il trofeo People’s Choice e al Chicago Auto Show nel 1995. All’epoca era di colore grigio chiaro. Quando rientrò in Italia, il sig. Artioli decise di farla riverniciare in Blu Bugatti e ad oggi è l’unica SS di questo colore. Le altre sorelle di colore blu sono di una tonalità pantone differente.

Il motore è in configurazione Le Mans, ma in versione stradale e non corsa, con una potenza di 625 CV invece che 611 come le altre.

Questa EB110SS è una Road Car con una storia particolare ed una Ownership di grande importanza per una Bugatti, in quanto appunto configurata ed appartenuta all’imprenditore che di recente è stato riconosciuto dalla Bugatti Automobiles SAS, per voce del CEO Stephan Winkelmann, come figura imprescindibile nella storia della Casa, la cui

passione e coraggio permisero di far rinascere il marchio dopo quasi 40 anni di oblio, ovvero dalla chiusura della fabbrica nel 1953.

La EB110 ha avuto molti padri, ingegneri e stilisti geniali che hanno lavorato ad una sfida comune partendo dall’idea di creare qualcosa di mai visto nell’industria Automotive fino ad allora. L’ingegner Paolo Stanzani, già progettista della Countach, l’ingegner Nicola Materazzi, padre della Lancia Stratos e della Ferrari F40, il designer Marcello Gandini e l’architetto Giampaolo Benedini. In generale però, il team che si occupò dello sviluppo del progetto fu composto dai tecnici migliori provenienti da Inghilterra, Francia, Germania, ciascuno portando un proprio contributo innovativo di tecnologia. Come lo scultore alla ricerca di qualcosa di nuovo, mai visto fino a quel momento, che partendo dalla pietra grezza giunge a capolavori come il David o il Cristo Velato, questo Team di tecnici e ingegneri partì da un foglio bianco per realizzare un’auto come non se ne erano mai viste fino a quel momento.
Ciò che rende infatti, a distanza di trent’anni, la EB110 un’icona è che l’auto sia ricca di contenuti tecnici che hanno rivoluzionato la concezione delle auto ad alte prestazioni:

  • il suo telaio monoscocca in fibra di carbonio realizzato dalla Aerospatiale su specifica tecnica Bugatti rappresenta la prima realizzazione di questo tipo in ambito Automotive
  • il telaio in fibra di carbonio ha una rigidità torsionale maggiore di uno classico tubolare in alluminio e allo stesso tempo una maggiore leggerezza e resistenza. Nessuno all’epoca era in grado di realizzare progetti di questo tipo;
  • è stata la prima hypercar ad essere stata dotata di trazione integrale permanente con una suddivisione 73% posteriore e 27% anteriore. Questo l’ha resa un’auto ad alte prestazioni molto versatile e più facile da guidare e da godere su strada e non solo in pista. Da notare che l’unica componente elettronica era la gestione dell’ABS, per il resto l’auto resta completamente meccanica, per un piacere di guida ed un coinvolgimento pilota/auto totale;
  • il motore è un 12V di 3.5 lt dotato di 5 valvole per cilindro e 4 turbo, in magnesio e alluminio, prodotto di un’ingegneria sofisticata e raffinata, degna del nome che si è voluto riportare in auge. Il motore fu accoppiato ad un cambio a 6 marce, anche questa una delle prime applicazioni per l’epoca;
  • l’intera auto è stata concepita dalla Bugatti Automobili SpA senza il ricorso a collaborazioni con altre case automobilistiche; questo pone la Bugatti Automobili SpA nella posizione di pioniera dello sviluppo tecnologico in un’epoca in cui nessuna altra casa automobilistica è stata in grado di apportare significativi contributi o soluzioni tecniche d’avanguardia. Oltre le parole, il record sull’anello grande del Nurburgring per auto prodotte in serie in 7.44 minuti nel 1993, è rimasto imbattuto fino al 2005.
  • tutta l’auto risponde ad un concetto fondamentale: stile e leggerezza. Le forme, l’eleganza sportiva, il design che la rende inconfondibile rispetto a qualunque altra auto, gli interni esclusivi in pelle firmati Poltrona Frau, la rendono una vera Bugatti, degna pronipote di pietre miliari come la Tipo 35, o la Tipo 57 Atlantic.